martedì 19 maggio 2020

Atti 16,22-34 e Giovanni 16,5-11
È bene per voi che  me ne vada ...

Il lungo discorso dell'ultima cena, in Giovanni, fa sintesi dell'ultimo tentativo di Gesù di infondere nei discepoli la comprensione di ciò che sta per accadere - la crocifissione e la risurrezione - e la loro incapacità reale di stare di fronte gli eventi.
Per loro la croce è ancora solo supplizio, e non strumento di salvezza!
Per loro la risurrezione è rianimazione dalla morte, ma non amore ed eternità!
La pienezza del tempo si realizza nella sua morte e risurrezione, la gloria di Dio avvolge ogni cosa attraverso la vita eterna del Figlio di Dio, ma affinché tutto questo costituisca la nuova realtà dell'universo, Gesù deve "andarsene"! Cioè il Figlio deve essere presso il Padre. Questa immagine, non soddisfa il contenuto di verità che contiene. Nelle Parole di Gesù, la confusione e l'incomprensione aumenta: "circa il peccato, la giustizia e il giudizio".
Il Suo "andare" corrisponde alla presenza dello Spirito. Non è una sostituzione di persona, neppure una compensazione, ma siamo nella realtà nuova, riempita dalla risurrezione, cioè dall'essere di Gesù eterno con il Padre, con un amore che rinnova ogni cosa. Questo amore è lo Spirito.
Provo di Spiegarmi ... Gesù non c'è più, è con il Padre. A noi "discepoli" cosa resta? Resta il ricordo, la memoria e soprattutto il desiderio di Lui. Questo desiderio è lo spazio dell'attesa della sua venuta, ma anche lo spazio dello Spirito che tutto rinnova nell'amore. Il desiderio permette all'uomo di rendere attuale la presenza; esprime una tensione di amore che corrisponde allo Spirito nel suo agire in noi.
Il desiderio non è un capriccio, non è una fissazione. Il desiderio è l'infinito in noi che protende al "cielo"; infinito che attende pienezza e compimento; per questo il desiderio è rivelativo dello Spirito di amore, che è manifestazione di comunione dell'essere di Gesù nel cuore (seno) del Padre.

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