giovedì 28 maggio 2020

Atti 22,30;23,6-11 e Giovanni 17,20-26
"Tu in me, Io in te ... e loro in noi"!

Gira e rigira ... Alla fine l'unità rivela l'amore e si fonda sulla relazione di amore.
Che ci piaccia o no, la comunione tra noi è autentica e immagine dell'essere di Gesù nel Padre e del Padre in Lui, solo se ha origine in quello slancio di gratuità e benevolenza che è l'esperienza di amare. Questo deve darci il criterio necessario per concretizzare ogni giorno l'esperienza dell'amore. Se non c'è amore a Cristo, e amore al prossimo, non esiste l'unità nella carità e neppure la comunione fraterna. Quando lo sfondo della nostra vita cristiana è la vita di parrocchia, e questa non corrisponde a questo principio, ciò che si ottiene è una aggregazione di interessi, forse anche benefici che però fanno riferimento a situazioni particolari che perseguono fini personali. L'amore invece esprime e realizza il desiderio dell'altro, del suo bene, della sua gioia.
L'amore di Dio Padre è come quella eterna compiacenza per il Figlio, che Gesù manifesta come sua consolazione; l'amore che Gesù ha per il Padre è il suo continuo offrirsi per rendere la "volontà di Dio" fonte di misericordia per il mondo. L'amore dei discepoli per Gesù e per Dio, è originato nella scelta che Gesù fa di loro: "non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi..."; e ancora: "vi ho chiamato amici ...", ovvero anche"amati". A partire da Gesù si apre per tutti una chiave di interpretazione della realtà creata, e della vita di ciascuno, che è l'esperienza e la concretezza dell'amore. Lasciamo che lo slancio pur sentimentale dell'amore interagisca con noi stessi, con la nostra quotidiana incapacità e fedeltà; lasciamo che impatti nella nostra fede presunta. Magari arriverò anche a riconoscere la normale insufficienza di corrispondere all'amore. Ma anche se fosse, arderebbe il fuoco dell'amore, e sarebbe comunque una fiamma che sempre terrebbe acceso il desiderio ... "Tu in me, Io in te ... e loro in noi"!

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