sabato 9 maggio 2020

Atti 13,44-52 e Giovanni 14,7-14
Uno strano scioglilingua ...

Effettivamente a una prima lettura, questi versetti lasciano perplessi, poi disorientati, poi non si riesce a partire da un punto per arrivare a un termine ... insomma un vero "ingarbuglio"!
Silvano Fausti propone di partire dalla domanda di Filippo: "Mostrami il Padre"
Questa domanda cosa mette in evidenza? Credo il profondo desiderio di vedere, entrare in relazione con Dio. comprendere la propria identità di figlio per poter vivere la fratellanza ... Vedere Dio, soddisfa il desiderio di una relazione che porti a compimento la nostra fragilità umana. Ciascuno di noi ha bisogno di dare pienezza alle relazioni, ciascuno di noi ha bisogno dell'altro ore essere se stesso.
Con questa consapevolezza chiediamo a Gesù: "Mostraci il Padre"; e ascoltiamo la risposta del Signore: "Chi ha visto me ha visto il Padre".
Che cosa vedo di Dio nell'uomo Gesù?
In che vita, guardando Gesù è cambiata l'idea che io ho di Dio?
In quale modo e senso l'idea di Dio determina il mio agire? Le mie opere sono davvero opera del Padre? Sono le mie opere veramente amore verso i figli e verso i fratelli?
Ecco che la domanda di Filippo, nasconde l'incertezza, la fragilità di soddisfare il "bisogno/desiderio" di Dio, del suo amore, del dono del suo Spirito.
L'umanità di Gesù impatta nella mia vita con tutta l'immensità del mistero di Dio. È Gesù, accolto nella sua pienezza, che diviene condizione delle risposte alle mie domande. Non un Gesù frammentato ....

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