lunedì 8 giugno 2020

1 Re 17,1-6 e Matteo 5,1-12
Nella Sua parola ...

La prima lettura di oggi ci introduce nel ricordo del Profeta Elia. Erano tempi difficili, per l'umanità, momenti "bui" nei quali si alternarono vicende umilianti e di terribile prova, ad esperienze di grandissima levatura spirituale. Elia rappresenta l'inestinguibile presenza "accanto" di Yhwh per Israele per l'uomo in genere. Elia è l'uomo di Dio, espressione che unisce in sé sia la caratteristica positiva di uomo virtuoso, secondo Dio, come anche quella dell'uomo che appartiene a Dio e che fa della sua vita lo spazio esistenziale della fede. La Parola di Dio, non risuona in Elia come imperativo morale, ma prima di tutto come condizione e spazio di quotidiana esistenza: la Parola diviene cammino; traccia la strada; indica il luogo di dimora; si trasforma in vitto quotidiano e soprattutto condizione dello stare alla presenza del Signore. Anche per Gesù la Parola che annuncia, il Vangelo che proclama è per lui stare alla presenza del Padre. In questo senso le Beatitudini superano ogni prospettiva temporale e di proiezione retributiva futura e assumono la condizione di realtà e attualità. La Beatitudine è condizione permanente di chi è alla presenza del Signore; essa declina l'esperienza della vita e apre misteriosamente l'orizzonte della fede. Leggiamo in questa prospettiva il Vangelo di oggi; come Gesù e come Elia, la nostra umanità ci permette di essere alla presenza del Signore; ogni esperienza umana permette di comunicare al mistero di Dio Padre: Beati i poveri; chi piange; i miti; chi ha fame di giustizia; i misericordiosi; i puri di cuore; i pacificatori; i perseguitati dall'ingiustizia ecc...

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