martedì 2 giugno 2020

2 Pietro 3,11-18 e Marco 12,13-17
Quale è il nostro criterio ...

Dopo essere entrato a Gerusalemme; osannato e come il vero re di Israele - cavalcando un asino -, Gesù viene messo di fronte a un tentativo per "incastrarlo": creare una situazione di opposizione al potere romano, per poterlo accusare.
Non è certo facile muoversi all'interno delle complicate realtà sociali e dei rapporti di forza del "potere" umano. Ma è anche questa la realtà concreta della vita, e Gesù, mostra che non si sfugge la realtà, ma nella realtà occorre essere radicati nella esperienza di fede che sola, può illuminare l'agire quotidiano.
La realtà infatti può divenire talmente intricata che anche il "discepolo", rischia di rimanerne preso come chat uno potrebbe essere attratto nel potere di quella moneta, e divenire schiavo di Cesare, posseduto dalla mondanità e dal suo fascino.
Come muoversi quindi rispetto alla realtà? Gesù promuove da subito una sorta di dottrina sociale: correttezza, onestà e rispetto per il potere civile costituito, anche se ingiusto. È infatti, nel rapporto di lealtà, che si deve raggiungere il cambiamento di ciò che è ingiusto e proporre una giustizia più grande.
Di quale giustizia parla Gesù? Parla della giustizia di ciò che il discepolo riserva per dare a Dio non una tassa ma il meglio di sé stesso. Cosa possiamo dare a Dio e a coloro che amiamo? Quale è il meglio di noi, che supera ogni valore monetario e di possesso? Gesù ha ben chiaro che l'unica realtà di valore inestimabile che ogni uomo ha in sé e che può donare non per obbligo ma volentieri è l'amore ... 
Ecco allora che la risposta di Gesù risuona così: "date a Cesare il rispetto e la lealtà e a Dio l'amore per lui e per il prossimo". Bel criterio non credete?

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