mercoledì 17 giugno 2020

2 Re 2,1.6-14 e Matteo 6,2-6.16-18
Lo Spirito di Elia ...

Eliseo ha concluso il suo tirocinio esistenziale con il suo maestro. Elia, come altri "amici di Dio" è portato al cielo con un carro di fuoco. Una immagine particolare, quella della assunzione, che ritroviamo anche altrove nei testi dell'Antico Testamento, che pone in relazione il tempo della vita terrena con il mistero dell'eternità di Yhwh. Tutto trova concretezza grazie alla relazione di amicizia che l'uomo di Dio ha custodito e vissuto. È questa relazione, il fondamento dell'insegnamento, che come eredità è stata chiesta da Eliseo, e passa al discepolo, quando raccolto il mantello, egli ripete il prodigio della divisione delle acque del Giordano.
Nella comprensione della rivelazione delle scritture, siamo introdotti oltre l'osservanza obbediente della Legge, ma in quella profondità del racconto che lega insieme l'esistenza umana alla manifestazione presente di Dio. Non c'è distanza, non c'è separazione o esclusione, Dio, ci attesta la scrittura, è parte attiva nella vita dell'uomo, è un partner di esistenza. A noi la possibilità di dargli concretezza, lasciando che il mistero tracci in modo indelebile l'agire, il pensare e il sentire.
Non è forse in questa traiettoria che posso comprendere le "raccomandazioni" del Vangelo? Il Dio che vede nel segreto, è il Dio che vive i giorni della mia esistenza e con me segna la loro pienezza: nell'agire della carità (dell'amore); nel pensare della preghiera del cuore (preghiera di intimità, non di formalità) e nel sentire del digiuno come occasione per liberarmi dalle inutili gratificazioni e appropriarmi dell'essenzialità e verità dei sentimenti.

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