sabato 13 giugno 2020

1 Re 19,19-21 e Matteo 5,33-37
La gioia di essere stati scelti!

Quale gioia quando sentiamo che qualcuno ci ha scelti! Quando ci sentiamo amati, gratuitamente e liberamente senza nessuna convenienza. Effettivamente fa piacere è consolante ed eleva la stima di sé non come orgoglio, ma come consapevolezza di un valore inestimabile. Ecco cosa è accaduto a Eliseo, quando è stato scelto da Elia come suo "erede". Nel gesto di Elia, nell'avvolgere con il mantello, Eliseo è completamente partecipe del suo "maestro"; entra a suo servizio. Questa espressione non descrive sfruttamento o schiavitù, ma il mettere sé stesso per l'altro, perché l'altro ha riconosciuto il mio valore, ed ecco che mi offro a lui. Ma questo riconoscimento, che è chiamata, e la conseguente risposta, è dialogo di amore. È questa la dinamica della vocazione, cioè della chiamata. È un dialogo di amore; da una parte riconoscibile nella scelta verso il prediletto, e dall'altra parte è un concedere e offrire sé stesso in forza dell'amore ricevuto.
Quando parliamo di chiamata, di vocazione, dobbiamo scrollarci di dosso certi preconcetti clericali e monastico-religiosi circa la parte migliore e la priorità della scelta. La vocazione è esperienza reale di amore; è risposta di amore per una pienezza raggiunta, anche solo e se fosse, in quel momento preciso. È per quell'amore che Eliseo "... si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio".

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