domenica 7 giugno 2020

Es 34,4-6.8-9Sal Dan 3,52-562 Cor 13,11-13Gv 3,16-18
Domande a Dio

Nei tempi passati disquisivano sul mistero di Dio (uno e trino, sulla sostanza e natura) a suon di scomuniche e di dispute, coinvolgendosi anche in modo agguerrito nelle varie fazioni ...
Ma questo non impediva di accostarsi a Dio e al suo mistero con stupore e meraviglia; una bella esperienza di questo modo di percepire Dio ha lasciato traccia nella pienezza dei nomi che abbiamo ascoltato nella prima lettura: il misericordioso, lento all'ira, grande nell'amore. Dio, nel suo nome, rivela la sua stessa identità.
Oggi di fronte alla idea di Dio ... guai mai a percepirlo come domanda di senso, come il profondo anelito esistenziale che ricerca significato.
Di fronte alla domanda fatta a un giovane se era cristiano, credente e praticante ... la risposta è stata: "No io sono normale!"
L'esperienza della fede e del credere rischia di essere vissuta come una "malattia" dalla quale difendersi strenuamente.
Igienizzazioni, mascherine, guanti, distanziamento sociale ... tutto serve a sconfiggere il male che ci affligge, ma su questa scia, il nostro mondo sta portando tanti a pensare che l'esperienza religiosa e il credere in Dio sia una sorta di virus dal quale difendersi ... La religione fa male ... È nociva alla normalità della vita. Credere in Dio lede la libertà e la possibilità di agire secondo i propri impulsi e desideri.
Dio cosa sei diventato per l'uomo di oggi? Un peso, un ostacolo, un nemico?
Ed ecco che in questa realtà sociale e culturale ... Dio viene messo a margine, Dio viene igienizzato per renderlo innocuo ... Ovvero inutile alla vita e all'esistenza dell'uomo.
Ma se l'uomo smarrisce il mistero di Dio cosa resta di sé stesso?
Forse la normalità significa disumanità? Appiattimento e avvilimento?
In quel dialogo notturno - raccontato in parte nel Vangelo - Nicodemo cercava da Gesù delle risposte alle sue domande più intime, al senso della sua vita. Cercava una chiave di lettura rispetto a ciò che Gesù stava facendo e dicendo - cose per lui sconvolgenti -; cercava di capire più profondamente quel Dio dei Padri che era all'origine della sua fede.
Nicodemo è un uomo alla ricerca di sé tesso, per questo è anche un uomo alla ricerca di Dio.
In questo nostro tempo, la difficoltà di questa nostra cultura post-cristiana, ovvero 
post-credente, è data dall'impossibilita di convertire il cuore di chi è un ex credente 
cristiano. Al punto cha anche tantissimi battezzati, oggi giorno, hanno elaborato il concetto culturale della morte di Dio ... Che si traduce nella perfetta indifferenza per una  parte e come non necessario per l'altra.
Ma la cosa più assurda è che spesso Dio è morto anche per i praticanti. Un Dio morto è quello relegato alla preghiera a e all'osservanza morale dei precetti, significa che questo Dio non tocca minimamente i sentimenti e la vita vera.
La morte di Dio corrisponde alla indifferenza ... indifferenti alla bellezza; indifferenti 
alla bontà; indifferenti alla verità; indifferenti all’altro.
Tutto l’uomo è ripiegamento in sé stesso per paura dello spirituale ..., perché ciò che 
è di Dio ci spaventa, ci inquieta, ci sembra origine di qualche male; di fanatismo; di estremismo.
Non c'è speranza per un uomo che ha smarrito la propria identità, non riconoscendo 
al divino e allo Spirito che sostiene l'esistenza, l'origine di sé.
Per questo occorre ripartire dalla fede, con semplicità e senza la pretesa di una esperienza di massa. Riappropriarsi della vita come spazio della fede; leggere il desiderio come spazio della speranza e i sentimenti come scuola di amore; tutto questo genera le domande di senso, e le domande rivolte … a Dio.




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