1 Re 21,1-16 e Matteo 5,38-42
Non opponetevi al malvagio ...
Non è arrendevolezza, o codardia quella che viene proposta nel Vangelo, ma lo stile della carità superiore al limite umano. Non opporsi al male non è vigliaccheria ... Rinunciare alla propria vendetta, o meglio al proprio senso di giustizia, non è arrendevolezza e incapacità di lottare per ciò che è bene. La vita cristiana si illumina con l'esempio di Gesù e grazie al suo stile e modo per lottare il male e perseguire la giustizia.
Nell'Orto degli Ulivi, alla cattura, non chiede l'aiuto armato né di legioni di angeli, e neppure dell'amico Pietro, che già aveva impugnato la spada. Di fronte ai suoi "oppositori" e carnefici, Gesù ha anteposto la libertà di amarli senza condizione. Il male resta male anche se mi oppongo per giustizia e con forza rivendicando una legittima aspettativa. Vivere la carità nelle relazioni e situazioni di vita, implica quel superamento del nostro orgoglio (buono) e la rinuncia alla propria autodeterminazione. La carità superiore, ciò l'amore libero, è anche liberante rispetto alle aspettative di ciò che è giusto. È questo passaggio che sentiamo e viviamo con fatica e percepiamo per la nostra inadeguatezza e immaturità umana. Ogni passo nella carità superiore è un un passo in avanti nella imitazione di Cristo. Tanti martiri e testimoni della fede ci indicano proprio questo cammino di perfezione e santità. Quindi ... non sostentiamoci, ma viviamo lo schiaffo sulla guancia come occasione, il mantello, come opportunità e il cammino che scoperta del mistero di amore che ci accompagna.
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