venerdì 5 giugno 2020

2 Tm 3,19-16 e Marco 12,35-37
Conoscere le scritture dall'infanzia ...

La conoscenza della scrittura non si esaurisce nell'esegesi, nella comprensione delle parole e del loro significato. La conoscenza della scrittura si realizza attraverso una confidenza con la Parola che si intensifica attraverso l'esperienza della vita.
Così come quando si è bambini e la Parola, il Vangelo, diviene occasione di fantasia e di gioco; così come anche da ragazzi, la Parola apre alle domande della ragione; o come anche nell'adolescenza la Parola precipita nell'obblio dei sentimenti e dalle pulsioni; ed ecco che solo nell'età adulta, lì dove c'è vita dello Spirito, la Parola riacquista il ruolo di indicatore e di bussola del cammino della esistenza, e del discernimento della volontà di Dio; così infatti, la conoscenza della Scrittura non è frutto di studio, ma è principalmente esperienza di vita, nella e attraverso la Parola, e le Sacre Scritture.
Paolo a Timoteo, rivela come la conoscenza della Scrittura è conseguenza dell'esperienza della sua vita e della testimonianza che ha ricevuto nel tempo: "Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente."
La nostra aridità rispetto al Vangelo, è spesso solo sordità all'ascolto della Parola. Dice Paolo che la Scrittura, è "tutta ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". Questa conoscenza non è intelletto ma è esperienza ed esistenza.
Gesù stesso nel Vangelo di oggi rievoca il Salmo 110, per mostrare (non per dimostrare) che Lui stesso è parte dell'oracolo profetico, e che anche ogni riferimento messianico o alla discendenza davidica, trova in quelle parole, non un anticipo di annuncio, ma una rappresentazione che lo colloca dentro la stessa vicenda di Davide e della sua predilezione agli occhi di Yhwh.

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