domenica 21 giugno 2020

Ger 20,10-13; Sal 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33
Andrà tutto bene!

Quante volte in questi mesi ci hanno detto e ci siamo ripetuti: "andrà tutto bene!" Quasi una litania, che è anche diventata canzoni, per rassicurare la nostra paura. La paura che la morte potesse sorprenderci e distruggere il nostro quotidiano, le nostre speranze, i nostri affetti più cari. Ecco allora che quella scritta, sormontata da un arcobaleno, è diventata l'emblema di ciò che abbiamo vissuto e della speranza che abbiamo custodito nell'intimo. "Andrà tutto bene" è così diventato il simbolo della luce in fondo al tunnel della pandemia ... Questa frase non è una nostra invenzione, ma appartiene a una mistica inglese, Giuliana di Norwich, vissuta tra il 1342 e il 1416. Ella chiese a Gesù di partecipare alla sua passione; fu in quella mistica Unione che ebbe visioni dell'amore divino per lei e per il mondo. Fu Gesù stesso a suggerirle: "alla fine tutto andrà bene". Ma come può Dio, sommamente buono e sapiente, permettere tanto male e tanta sofferenza soprattutto per chi è innocente, per tanti anziani strappati dal virus all'affetto e alla cura dei propri cari?
Giuliana ci dice: "imparai dalla Grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente stabile nella fede e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito bene..."  La mistica ci mostra come stare con fiducia e speranza nel misterioso disegno della provvidenza di Dio, che dal male è capace di trarre un bene più grande.
Quella frase che è sbocciata così, all'improvviso e senza alcuna campagna medica, lascia aperto il mistero di come Dio incontra la nostra vita e il nostro quotidiano e dialoga con noi; parole antiche di secoli, oggi divenute attuali e concrete.
Oggi questa frase concorda con le parole del Vangelo, dove per tre volte Gesù ci dice: "Non abbiate dunque paura ..." Tutto andrà bene!
Questa certezza non dipende dalle rassicurazioni dei virologi, degli scienziati, dei politici e degli economisti; la paura che ha attanagliato la nostra vita, e che ormai in tanti abbiamo archiviato - più per Decreto-Legge che per altro -, in realtà noi cristiani dobbiamo ricollocarla di fronte alla forza e stabilità della fede. Il coraggio che deve animarci non è quindi nutrito dalla certezza scientifica o dal futuro vaccino, ma dalla fede autentica. Noi non siamo eroi impavidi e senza paura, ma però siamo credenti e come tali opponiamo alla paura prima la fede, e da questa la ragione.
Questo tempo è per noi il tempo della fede, ecco allora le parole del Vangelo, le parole di Gesù danno concretezza al fatto che tutto andrà bene, perché se siamo amati, nessuna paura  soffocherà la nostra risposta all'amore gridato dalle terrazze; perché Dio ha contato tutti i capelli che abbiamo sulla testa; perché io valgo più di molti passeri, che stanno a cuore a Dio come i gigli del campo, opera delle sue mani, ma io, ... di più!
Tutto andrà bene perché nulla accade (nemmeno che i passeri cadano a terra) senza il Padre - ovvero - "Nessuno muore fuori dalle mani di Dio, senza che il Padre non sia coinvolto". Anche nelle sofferenze vissute nelle corsie degli ospedali - in quella anonima solitudine - noi riconosciamo il Cristo che viene inchiodato alla croce per la salvezza del mondo; ma anche questo è avvenuto nel cuore del Padre.
Per cui: non abbiate paura, voi valete più di molti passeri, voi siete nelle mani di Dio; voi valete; per Dio, io valgo. Ecco che di fronte la paura di non contare, Gesù ci mette la certezza del nostro: "tu vali di più". Solo la fede da vero spessore a queste parole, perché non siano uno slogan del momento: ma proprio lì, dove sperimento la fragilità, proprio lì inizia l'opera del Signore.

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