martedì 9 giugno 2020

1 Re 17,7-16 e Matteo 5,13-16
Un Dio quotidiano.

La vicenda del profeta Elia a Sarepta di Sidone, custodisce e traduce una esperienza estremamente consolante della provvidenza e misericordia di Dio. Il Dio dei profeti dell'Antico Testamento è ben altro da ciò che per tanto tempo abbiamo detto e insegnato: un Dio giudice; lontano e separato; un Dio legislativo; un Dio guerriero; un Dio dalla pedagogia retributiva. Elia ci mostra un Dio intimo a Lui e capace di commozione per le sofferenze degli uomini, per la povertà estrema di questa vedova, e per la sofferenza che conduce al morire che grava su di Lei e sul figlio. È un Dio accanto che sia fa carico di un segno di amorevole cura: "La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà"; per dare anche un segno della misericordia infinita; il rinnovamento della realtà, la rinascita: "... fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra".
E' un Dio che scende nel quotidiano, nella vita comune e di tutti, e mostra quella famigliarità che attraverso Gesù è conosciuto come il modo vero, e sotto certi aspetti nuovo, della fede cristiana. La Gloria di Dio che rifulge dalla nostra vita, ma quando rifulge, non sarà mai uno "straordinario luminoso", ma è la famigliarità con il Signore, fatta di quotidianità insieme a Lui che permetterà di dare alla nostra umanità quel sapore nuovo del sale vero del bene, e quella luce capace di sbaragliare ogni ombra di male. Essere sale e luce non è conseguenza di atti morali esemplari, ma ha origine nella prossimità di Dio alla nostra quotidianità.

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