venerdì 12 giugno 2020

1 Re 19,9.11-16 e Matteo 5,27-32
Lo zelo per il Signore!

Dopo le straordinarie parole della Montagna, il Vangelo di Matteo propone una serie di leggi morali e comportamentali che sembrerebbero stridere con lo spirito delle Beatitudini, o con l'alto valore ideale proposto da Gesù. Effettivamente sembra un ritorno all'esperienza farisaica di leggi e precetti di uomini. Ma se il "discorso della Montagna" è un faro che orienta, e i discepoli sono luce del mondo e sale della terra, allora le "leggi" che seguono devono per forza essere interpretate nello stile "nuovo" del Vangelo.
Come il profeta Elia che sale sul Monte e si pone alla presenza del Signore, anche ai discepoli di Gesù, per vivere la realtà del mondo, viene chiesto di salire sul Monte e di stare alla presenza orante del Signore - generatrice di beatitudine -: "Che cosa fai qui, Elìa? Egli rispose: Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, ..."
Lo zelo non è la rigidità di una formalità religiosa o uno scrupolo in eccesso; lo zelo è attenzione al mistero e a ciò che rivela. Ecco allora che l'adulterio esprime ben di più di un tradimento, ma dice che la vita dell'uomo è il luogo della fedeltà ancor prima del tradimento. Lo zelo è attenzione a custodire e alimentare l'amore fedele che contrasta la fragilità e l'infedeltà. Lo zelo è una vigilanza preventiva rispetto allo scandalo delle nostre inconsistenze! Nessun uomo nasce perfetto, ma la perfezione, ovvero la santità della vita è la conseguenza dello "zelo per il Signore", quell'amore che dispone il cuore a concedersi a Dio.

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