sabato 27 giugno 2020

Lamentazioni 2,2-19 e Matteo 8,5-17
Non sono degno ... Ma di solo una parola ...

La nostra preoccupazione è generalmente quella di essere degni di qualcun altro. É un senso di inadeguatezza che caratterizza spesso il nostro modo di porci e di sentirci.
Le stesse parole del centurione tradiscino il suo pensiero e il suo stato d'animo.
Il brano di Vangelo, descrive ciò che accade all'arrivo di Gesù a Cafarnao, e nella sintesi serale veniamo a conoscenza di come Gesù ha incontrato la fragilità della gente di quella città. Malati, indemoniati, la suocera di Pietro, il servo del centurione ... "ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati", è evidente come la fragilità umana non crea un impedimento a Gesù per entrare in relazione con le persone. Anzi sembra proprio che si debba partire dalle fragilità per poter riconoscere e accogliere l'accostarsi del Signore: "... perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.
Senza peccare di spiritualismo autolesionista, occorre riconoscere come le fragilità corrispondono, in genere, alle ferite che un po' tutti portiamo nella nostra vita. Esse sono la conseguenza delle nostre scelte, della nostra libertà come anche dei condizionamenti e delle azioni altrui; ma proprio lì dove ciascuno sperimenta il proprio limite e la propria fragilità, la misericordia di Dio, cioè concretamente l'amore del Signore per noi, trova lo spazio per manifestarsi. È nella fragilità che misuro ciò che mi manca; che valuto ciò che è essenziale; che prendo coscienza all'amore gratuito di Dio di cui ne ho realmente bisogno. Quanto è meraviglioso sentire come le sue parole sciolgono i nodi del cuore, e spianano le fatiche della quotidianità: "di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito".

Nessun commento:

Posta un commento