sabato 24 aprile 2021

Facciamo le stesse cose del maestro!

Atti 9,31-42 e Giovanni 6,60-69


Rapidamente il testo di Atti ritorna sulla vita della Comunità e sugli Apostoli, in particolare su Pietro. La nostra attenzione subisce una attrazione immediata verso i miracoli che Pietro - discepolo scelto da Gesù come pietra fondativa della Chiesa - compie e che immediatamente suscita la conversine di tanti, come anche la loro adesione alla comunità dei discepoli. 
I miracoli compiuti da Pietro, ripercorrono per modalità ed espressione, le stesse operate da  Gesù, con una piccola sottolineatura: essi avvengono in nome di Gesù, e rappresentano sempre il segno della presenza di Dio che salva. Questo potere di compiere miracoli, affidato da Gesù ai discepoli, testimonia la continuità nell'agire e quindi essi rappresentano i segni della creazione nuova che annuncia la salvezza universale. Il miracolo pur se fonte di meraviglia e di stupore in realtà rappresenta il segno del servo differente (crocifisso) che si carica dei nostri dolori.
Questa immane che gli Atti degli Apostoli ci condividono, in realtà custodisce anche una realtà che ci sfugge nell'immediato: la cura pastorale. Ecco infatti che Pietro compie miracoli, ma nel contesto del suo andare in visita alle comunità, nel suo incontrare e nel suo prendersi cura della Chiesa nel suo divenire, quindi non solo di Gerusalemme. La Chiesa esprime nella sua quotidianità, attraverso l'agire di Pietro, la premura per una comunione non solo ideale ma effettiva. Quando le comunità sono delle isole, quando i credenti si isolano, inizia la deriva dell'individualismo e dell'egoismo, si spegne l'amore e si rinnega la fraternità. Anche Gesù andava di villaggio in villaggio per prendersi cura e a cuore chiunque incontrava.

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