venerdì 23 aprile 2021

Io sono Gesù, che tu perseguiti!

Atti 9,1-20 e Giovanni 6,52-59


La conversione di Saulo, si inserisce dopo quella che ha visto il battesimo dell'eunuco, e rappresenta un segno evidente della diffusione del messaggio di Cristo. Gli Atti degli Apostoli, sembrano voler i dire che, convertirsi, è la normalità rispetto alla testimonianza che la Chiesa da' in obbedienza al mandato ricevuto. Quando la Chiesa è fedele alla sua identità e vocazione, anche per i suoi persecutori si apre la possibilità del cambiamento di vita. Nella lettera si Galati in un modo meno idealizzato, Paolo stesso (Saulo) racconta la sua conversione: "Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco".
La conversione di Saulo, è innalzata a modello e, in Atti, proposta come evento straordinario, in riferimento a ciò che Paolo sarà e opererà nella Chiesa delle origini. Ma credo che per ciascuno, rileggere la sua vicenda e le sue parole, serva soprattutto a farci comprendere come le nostre resistenze nel cammino di sequela; come i nostri atteggiamenti persecutori; come le nostre durezze e insensibilità; come i tanti nostri accanimenti, rappresentano i quotidiani ostacoli alla vera conoscenza di Gesù.
Dio non smetterà mai di "chiamarci", come condizione normale del suo amore personale per ciascuno, e in tutto "rivelare suo Figlio". La nostra conversione ci sarà quando le nostre inadeguatezze cadranno di fronte a colui che in tanti modi anche noi facciamo oggetto di persecuzione.

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