venerdì 9 aprile 2021

Smitizziamo la risurrezione.

Atti 4,1-12 e Giovanni 21,1-14


L'indomani della risurrezione, come appare dai testi sacri presenta dei tratti di storicità uniti alla rielaborazione delle tradizioni da parte delle comunità di credenti.
Gli Atti degli apostoli, in questo, sembrano offrici l'idea di una comunità di discepoli di Gesù strutturata e capace di ampliarsi con estrema facilità, in una progressione di migliaia di adesioni alla fede. Senza nulla voler togliere all'immagine occorre ugualmente collocarla nel contesto di una esperienza comunitaria giudeo-galilaica, cioè i credenti in Cristo non sono ancora una comunità distaccata e differenziata in modo così netto. La stessa frequentazione del Tempio e delle Sinagoghe ci testimonia non una incongruenza, o ambiguità, ma una profonda interazione tra ma tradizione religiosa giudaica e gli insegnamenti di Gesù affidati ora al gruppo degli apostoli e discepoli. 
Ma per arrivare a questo, non dobbiamo pensare all'immediato della risurrezione; anzi, i racconti delle apparizioni, e in particolare Giovanni ci offrono uno spazio nel quale collocare l'esperienza dilatata del risorto nella vita delle gruppo dei discepoli.
Il Vangelo di oggi ci racconta cosa ha voluto dire tornare in Galilea, immergersi nuovamente nella quotidianità, nelle abitudini e nel lavoro ... ma anche riprendere contatto con quell'ambiente che per tre anni ha conosciuto la forza delle parole del Signore.
L'apparizione di Gesù sulla spiaggia, è come un riproporre la normale quotidianità della vita vissuta col maestro. Il risorto non è un qualcosa di astratto, o alieno; la risurrezione e il Cristo Glorificato appartengono alla quotidianità di una pesca, di un pasto sulla spiaggia, di un'intima amicizia.

Nessun commento:

Posta un commento