giovedì 30 agosto 2018

1 Corinzi 1,1-9 e Matteo 24.42-51
Irreprensibili per il giorno del Signore ...


A partire dalla realtà, dalla vita che viviamo, dalla precarietà delle cose, dal limite delle conoscenze, anche solo parlare di Dio, e di salvezza, sembra tutto inadeguato. La creazione non necessita da sé un Dio e tantomeno una salvezza; così neanche il senso spirituale dell'uomo significa di conseguenza la trascendenza del mistero divino. Forse la progressiva e attuale indifferenza rispetto alla fede nasce proprio da questi presupposti. Allora, come millenni di anni fa, è Dio che si fa strada nella realtà creata, che noi non conosciamo e comprendiamo se non ne l'orizzonte particolare della nostra vita e del nostro tempo. Non può essere che Lui a fare breccia, a fare incursione nella nostra fragile incapacità di dare un senso che sia diverso dal caso. È il mistero di Dio che provoca la fede attraverso la vocazione cioè: chiamare l'uomo a prendere parte a una intima comunione con lui, che traduciamo con amicizia. È proprio Lui a rinnovare quella nostalgia sentimentale che assume i toni di una escatologia rispetto alla quale sempre ci sentiamo non preparati, non pronti ... Come il servo, custode che si lascia "trascinare" dalle stesse cose affidategli. Il vegliare assume la sfumatura della perseveranza e del discernimento del reale.

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