mercoledì 15 agosto 2018

Apocalisse 11,19;12,1-6.10 / Salmo 44 / 1 Corinti 15,20-26 / Luca 1,39-56
Cosa racconta un dogma? Che senso ha un dogma rispetto alla realtà?

Questa mattina per prepararmi a questa eucaristia, ho guardato la lettera di Pio XI del primo novembre 1950, che proclamava il dogma di Maria Assunta al cielo, nella parte conclusiva dice: "Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo".
Nello scritto del Papa tutto il percorso e le motivazioni che hanno portato alla proclamazione del dogma.
Ora, mi chiedo ma il cristiano medio è capace di argomentare questa verità di fede, di farla sua e di difenderla di fronte alla stragrande ostilità e indifferenza del mondo di oggi? La maggior parte dei battezzati, con le nozioni ricevute al catechismo, non riuscirebbe e non saprebbe spiegare nessuna delle verità di fede che sostengono il credere dei cattolici. 
Oggi che festeggiamo l'assunzione di Maria al cielo, non possiamo limitarci a dire che è un dogma della fede della Chiesa, che è il decimo ed ultimo dogma che la Chiesa ha riconosciuto a fondamento della fede.
Quando la Chiesa si esprime con un dogma, significa che i cristiani nelle circostanze e nel tempo sono minacciati dalla fragilità della loro fede e potrebbero incorrere in errore, fino a mettere in discussione ciò che prima era ritenuto verità ...
Oggi il rischio è che non una verità sia misconosciuta ma che tutta l'esperienza di fede sia snaturata, e venga  trasformata in una sorta di filosofia di vita.
La fede invece chiede un intimo rapporto con la vita ... Non una proclamazione intellettuale di una formula. Il dogma chiede di essere compreso e riconosciuto nel quotidiano della vita.
Maria Assunta al cielo, ci ricorda come la vita stessa di Maria è un segno della presenza di Dio nella nostra storia, di come ciò che accadde in un angolo sperduto della Galilea, ciò che accadde in un punto dell'universo non è una casualità e neppure un evento senza significato o al pari di qualsiasi altro che può accadere in un altro spazio dell'universo.
Non è da sciocchi o ingenui pensare la storia come l'insieme delle vicende legate alla creazione di un universo in cui l'atto creativo va oltre i batteri e le piante, ma arriva all'uomo ... È in questo uomo, che si recepisce lo straordinario della creazione: nella sua coscienza, unica tra tutti gli esseri viventi, egli è capace di riflettere sé stesso e anche di pensare al mistero di Dio ... Ed è in questa umanità creata che il mistero della creazione prende coscienza e voce ... Diviene parola e la parola a sua volta diviene carne di uomo ... Gesù Cristo.
Dire che Maria è stata assunta in cielo anima e corpo, non significa dire una storia fantastica ... Ma ci conferma che Dio, entra nelle vicende che rappresentano la nostra stessa vita ... Così come ha scelto Maria e Giuseppe per essere famiglia del suo Figlio; così come Gesù non è un filosofo, un pensatore e neppure un carpentiere ... ma tutto ciò che lo riguarda è storicamente l'uomo Gesù Cristo figlio di Dio ... 
Così Maria per il mistero che accoglie, ne è pure trasformata nella sua stessa natura e identità ... Quando Dio dimora in noi ci cambia a suo modo ... E ci fa santi, capaci delle sue cose.
Io non credo alle favole, ma credo alla sacramentalità della nostra storia, del mondo, delle cose che sono di Dio e a lui appartengono pienamente.
Questo certamente è un pensare contro corrente che urta con la mentalità di un mondo scientista che propone la ragionevolezza come supporto per la negazione di Dio e della fede.

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