mercoledì 22 agosto 2018

Ezechiele 34,1-11 e Matteo 20,1-16
Essere primi ed ultimi.

"... non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?" Fare ciò che voglio (del Signore) corrisponde al desiderio che non ci siano ultimi (cfr don Giorgio Sgubbi). Effettivamente questa parabola permette di rilegge e portare a maggior comprensione la novità oggettiva del Regno dei Cieli. Il superamento dei diritti retributivi e la ricompensa come realtà necessaria, stravolge nei nostri criteri, eppure, tutto nel Vangelo si comprende nello stravolgimento della realtà in forza della sua rigenerazione cioè della sua "redenzione" che già da ora si compie fino all'ultimo giorno.
Quell'unica moneta, non è una paga, ma è il segno per avere prestato la propria opera alla causa del Regno, ovvero aver corrisposto alla chiamata del Signore a lavorare nella sua vigna. La moneta è il segno di un accordo: lavorare nella mia vigna ha come certezza l'essere parte alla salvezza: ricevere una moneta. 
È una parabola che sempre smobilita ogni presunzione di "primogenitura", relativizzando anche il discepolato alla luce primato del servizio: quella unica moneta ci permette di gioire, tutti, della salvezza che raggiunge tutti. Se quella moneta diventa una discriminante, il Vangelo e ciò che promette sarebbe veramente solo una ideologia umana.

Nessun commento:

Posta un commento