domenica 12 agosto 2018

1 Re 19,4-8 / Salmo 33 / Efesini 4,30-5,2 / Giovanni 6, 41-51
Gustate e vedete quanto è buono il Signore ...

Dove andiamo stasera a cena? Domanda esistenziale! Pizza? Sushi? Cinese o Giapponese? Cucina romagnola ....
Per la scelta del tipo di cena con gli amici spesso si aprono discussioni e confronti che assumono i tratti di una azione diplomatica a livello internazionale ...
Ma c'è una specialità che mangiata una volta, diventa l'ultima nostra scelta ...
Ad esempio dopo la prima comunione, la domenica successiva, solo l'11% dei ragazzi è tornata alla Messa, in comunità ... Spero che il restante 89% sia andata altrove ... Dei ragazzi che invece hanno ricevuto la cresima solo il 9% la domenica successiva era in parrocchia per la Messa in comunità ... Ma queste percentuali scendono fino a tendere allo "zero %" se pensiamo alla partecipazione alla Messa domenicale, anche fuori della propria parrocchia durante le domeniche dei mesi estivi.
Ciò che rivelano le percentuali è semplicemente la completa mancanza di comprensione di cosa sono i sacramenti dell'Eucaristia e della Cresima. Ma mettono in luce pure la completa incapacità delle famiglie di custodire la Fede dei ragazzi e di comunicare ed educare alla fede i propri figli.
Quanto è importante comprendere la Messa domenicale come momento personale ... e a partire dal momento personale viverlo comunitariamente e viceversa.
Dagli anni 70 in poi quante volte è in quanti modi ci si è prodigati per far passare la celebrazione domenicale quale punto nodale e culmine della vita della Chiesa.
Ebbene tutto questo non è passato ... La Messa, l'Eucaristia, la Cesima sono semplicemente l'obiettivo raggiunto formalmente della formazione cristiana, null'altro ...
Ma in questo modo, tra fede e vita concreta si traccia una distanza che negli anni diviene una voragine incolmabile.
Ma se la comunità non è uno spazio della mia vita, ma metti caso, è lo spazio in cui sperimento le mie frustrazioni i miei conflitti e tante fatiche relazionali ... È di conseguenza che viene meno nelle famiglie l'educazione ad un luogo che non è riconoscono e che mai hanno riconosciuto come espressione di fede, ma solo di ritualità. Il rito non potrà mai motivarmi a una comprensione di un segno che invece avviene solo attraverso l'adesione di fede.
È di fronte a questa realtà comunitaria e della Chiesa in generale che ciascuno è chiamato a confrontarsi con le parole del Vangelo, con quelle parole di Gesù, pronunciate in riferimento al pane e al suo corpo.
"Io sono il pane vivo disceso dal cielo". Quattro parole e quattro immagini/realtà/metafore, ciascuna espressione del linguaggio di Gesù, il suo mistero e la sua storia espressi non con ragionamenti ma per immagini: pane, vivo, discesa, cielo. Il pane: la bontà di quel cibo appena sfornato, caldo e soffice, lievitato e fragrante, non è più quel pugno di acqua e di farina passata per la macina e il fuoco, ci conduce alla sua stessa vita, quella vita spezzata e donata che non può essere sprecata ... I pezzi del suo corpo sono vita per noi, la nostra stessa vita, che non viene da noi stessi ma è realmente discesa dal cielo. Fintanto che non alzò gli occhi al cielo con gratitudine non comprenderò mai il dono del pane che è disceso dal cielo; disceso dal cielo, da Dio. Mi lamento sempre che Dio è lontano che non lo sento nella vita ... Che stolto e che ingenuo, ho il pane che è la sua stessa vita e non lo mangio! Sono proprio un cristiano non credente, un cristiano fasullo...
In quelle parole di Gesù occorre lasciarsi immergere, quasi abbandonarsi al loro significato e senso ... Allora si è portati dalle onde nel cuore di Dio Padre.


Sorge una domanda: di cosa nutro anima e pensieri? Sto mangiando generosità, bellezza, profondità? Oppure mi nutro di egoismo, intolleranza, miopia dello spirito, insensatezza del vivere, paure?

"Guida, o Padre,  la tua Chiesa pellegrina nel mondo,  sostienila con la forza del cibo che non perisce,  perché perseverando nella fede di Cristo  giunga a contemplare la luce del tuo volto".

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