domenica 26 agosto 2018

Giosuè 24,1-18 / Salmo 33 / Efesini 5,21-32 / Giovanni 6,60-69
Parole scandalose!

Tutto il capitolo sesto a partire dal segno del pane fino ad arrivare al pane del cielo, al mangiare il suo corpo e bere il suo sangue, tutto è sintetizzato in questa espressione: le mie parole sono Spirito ... sono vita!
Eppure i discepoli e le folle iniziano ad allontanarsi ad andarsene, perché quelle parole sono "dure".
Sono parole dure perché non ci appartengono; con difficoltà infatti impariamo a condividere il pane, a porre la vita a servizio degli altri, a diventare come il pane che si mette nelle mani di chi ha fame.
Ma nonostante tutte le nostre resistenze, le parole di Gesù, ciò che ci ha detto e che danno forma e sostanza al Pane, sono Spirito e Vita.
Di fronte a questo molti discepoli, anche oggi, reagiscono negandole: queste parole sono dure ...
No, non è vero, non sono le parole di Gesù ad essere dure, ma è duro il nostro cuore, è resistente alla fede la nostra vita, ed è indurito il nostro spirito!
Una durezza che tende all'auto giustificazione, che si esprime come indifferenza, come egoismo, come incoerenza della vita cristiana ...
Una durezza così insidiosa che è capace di rendere le liturgie che noi viviamo e facciamo delle vere menzogne, perché anche noi, da questo celebrare usciamo dicendo con il nostro modo di vivere che la "parola del Vangelo è 'dura' ... Chi può comprenderla?" E inevitabilmente esprimiamo la nostra durezza, la nostra disumanità e passo dopo passo ci si allontanerà dalla Chiesa, dal Vangelo, dal Signore, da Dio.
Di fronte a questo Vangelo, anche noi restiamo scandalizzati, cioè inciampiamo a causa di Gesù. Cadiamo di fronte ad un pane che ci presenta un Dio che si condivide; che si mette a servizio della vita; che si fa mangiare per diventare nostra vita; che non domina nessuno, ma serve tutti; che scompare, perché il pane scompare se vuole essere cibo, nutrimento ... Vita eterna ...
Quando mi allontano dell'eucaristia, mi allontano inevitabilmente dalla Chiesa; il segno evidente di questa lontananza è proprio il non vivere la Messa. Quanti oggi sono quelli che sono convinti della non necessità della Messa Domenicale? Quanti sono coloro che battezzati la percepiscono solo come noia; quanti sono coloro che preferiscono altro al cercare Dio.
È proprio in questa enorme fatica, in questa voragine tra fede e vita, tra mistero di Dio e realtà dell'uomo che Gesù ripete anche per noi oggi: "volete andarvene anche voi?"
Vogliamo andarcene pure noi? Vogliamo abbracciare una esistenza che rispecchia il pensiero di questo nostro mondo?
Quando avremo vissuto come il mondo ci insegna, secondo la logica dell'individualismo, della ricerca del benessere, del piacere fine a se stesso, del profitto e dello scarto, a quel punto ci saremo allontanati pure noi ... E in noi non avremo più il cuore in cui dimora lo Spirito della vita ... Ma avremo solo la durezza di una pietra.
A quel punto non saremo più in grado di desiderare il pane del cielo che è il corpo del Signore da mangiare.
Ora invece, quel cibo ci da la forza per non sottrarci all'esperienza di amare e di donarci.
Quel pane, il corpo e il sangue di Gesù, riporta nella quotidianità la Risurrezione, la vittoria sulla menzogna diabolica della morte compresa come parola definitiva per la nostra umanità. La parola di Gesù, diventa Il pane del cielo, che mette in noi la forza di rispondere come Pietro: "Signore da chi andremo ... Tu solo hai parole di vita eterna!"

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