mercoledì 15 maggio 2019

Atti 12,24-13,5 e Giovanni 12,44-50
Il mio ascolto ... verticale, orizzontale ...

Sono io il primo ad essere interpellato dalle parole del Vangelo di oggi. È a me che Gesù rivolge quella "semplice" domanda: "Credi in me?" A questa segue un'altra domanda del Signore: "Ascolti me?"
Alla fine la conseguenza estrema anche per chi si crede discepolo è di ritrovarsi tra coloro che con evidenza della vita rifiutano il Signore e non ascoltano la sua Parola. Strano a dirsi, ma rischiamo proprio di essere pure noi succubi di una indifferenza e relatività religiosa che annulla l'esigenza di un rapporto personale e comunitario. Personale cioè diretto, che si esprime nella vita spirituale, nella preghiera, nella carità e nel ministero (il fare concreto); comunitario nel vivere in relazione, nel percepirsi Chiesa, comunità di fede (non solo professata, ma vissuta e comunicata) e popolo di Dio.
Il Vangelo di oggi non è una circonvoluzione semitica rispetto a una sorta di lamentela del Signore, ma una provocazione esplicita a considerarsi rispetto alla identità che deriva dall'ascolto della Parola e dal dimorare in Cristo. Nella vita del discepolo l'ascolto deve sempre generare una dimensione verticale a partire dalla quale vivere una orizzontalità come quella di Gesù. Ad immagine della croce, il braccio verticale è l’amore per Dio. Il primo comandamento: "Ascolta o Israele, io sono il Signore Dio tuo ....". È il braccio verticale che sostiene quello orizzontale. L’orizzontalità, l’amore per il prossimo, l’amore per gli uomini, ha senso solo se sostenuta dalla verticalità. A noi cristiani non è chiesto di voler bene ai fratelli, ma di amarli ... Il cammino della fede del discepolo di Gesù, rappresenta un percorso di umanizzazione attraverso il divino, attraverso l'ascolto della Parola, attraverso la Comunione sacramentale, attraverso la vicinanza al mistero.

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