giovedì 9 maggio 2019

Atti 8,26-40 e Giovanni 6,44-51
Gesù è ... da presso Dio ... (Oggi, forse è complicato ...)

Come può Dio avere ed essere in un "Figlio"? "Ecco la bestemmia, l'abbiamo appena ascoltata!" Ecco la blasfemia che ci provoca umanamente nello scandalo rispetto a ciò che è per noi il sacro, l'intoccabile, l'inaccessibile.
Ma il Figlio non è un idolo di Yhwwh, non è un simulacro della divinità come fu il vitello che Israele adorò nel deserto. Il Figlio - essere il Figlio - rappresenta il vero "mistero della fede". Il Vangelo di Giovanni non parla di figliolanza in relazione alla paternità e maternità  del Signore, ma in relazione al suo essere "... da presso il Dio, questi ha visto il padre!"
La vita di Gesù, il suo esistere diviene così rivelazione dell'essere da Dio di tutto ciò che esiste. Questo essere da Dio non è solo una provenienza di luogo (sarebbe veramente sciocco e semplicistico concepirla in tal senso) ma dobbiamo proprio sforzarci di comprenderla nel senso profondo dell'esistenza, del senso della vita stessa ... La vita di Dio, la vita di tutto ciò chi esiste e la vita stessa del figlio è la medesima esistenza eterna, è un'unica esperienza di eternità. Ed ecco che il Figlio, allora,  può essere anche quell'Io-sono che diventa segno nel pane della vita. Un pane che dialoga col mio esistere chiedendomi di conformarmi all'essere eucaristia, cioè essere dono, ringraziamento e amore.
Ecco perché la vita di un credente non può essere una vita sterile, fredda, dura, priva di tenerezza e compassione, incapace di amare. Chi conosce il Padre e ha imparato da Lui e viene di per sé condotto al Figlio attraverso l'esperienza e la conseguenza del cibarsi del pane della vita: tutto diviene umana eucaristia.

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