lunedì 6 maggio 2019

Atti 6,8-15 e Giovanni 6,22-29
Diamoci da fare ... per la vita eterna!

Dopo la moltiplicazione del pane, e il cammino sulle acque, il capitolo sesto di Giovanni, a partire dalla localizzazione geografica, coerente con il tempo di Gesù, da inizio al lungo discorso sul "pane della vita". Dall'anno 20 dC, quando viene fondata dai romani la città di Tiberiade, il lago assume questo nuovo toponimo, ma questo ci permette anche di individuare il luogo della moltiplicazione del pane e del cammino sulle acque, che la tradizione tramanda, nello spazio compreso tra Tiberiade e Cafarnao. Ciò che Gesù ha compiuto appartiene alla vita reale della gente che abita la riva occidentale del lago. È infatti questa la terra segnata da gran parte della predicazione in Galilea, da gran parte delle narrazioni dei vangeli. Anche il discorso a Cafarnao non sfugge alla logica del vissuto di Gesù. Il Signore parla del segno del pane, a delle persone che il pane lo hanno mangiato ("... voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati")È proprio perché lo hanno mangiato possono cercare di comprendere lo straordinario di cui sono resi partecipi. Ecco allora, che il lungo discorso sul "pane della vita" non possiamo semplicemente licenziarlo come una omelia o riflessione post pasquale, alternativa  all'ultima cena (narrazione assente in Giovanni). Un contenuto esplicito delle parole di Gesù, credo debba essere ritenuto la relazione tra il pane e la vita. Tra il mangiare quel pane che lui ha dato e la vita come dono del Padre: "... il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà".
Giovanni mette in relazione il cercare Gesù da parte della gente, "voi mi cercate", con il "darsi da fare ... per compiere le opere di Dio". L'opera di Dio è l'agire del Figlio, il suo dare la vita attraverso la sua stessa vita. Gesù è stato mandato dal Padre proprio per questo, per mettere la sua vita nella nostra vita.

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