domenica 12 maggio 2019

Atti 13,14.43-52 / Salmo 99 / Apocalisse 7,9.14-17 / Giovanni 10,27-30
Chi sono le pecore di Gesù?

Oggi è vla 54^ giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: pecore o pecoroni!
Nel vangelo di Marco è Gesù stesso che nel provare compassione per la folla, che lo seguiva, dice che erano come pecore senza pastore; in Luca e Matteo la pecora che ci collega immediatamente a Gesù è quella smarrita; in Giovanni tutto il capitolo decimo è riferimento al pastore e alle pecore. Ma questi pochi versetti, quasi come una meteora che intercetta l'orbita umana e con un lampo di luce si dissolve illuminando la notte, ci svelano l'immagine della pecora quale relazione intima tra Dio e l'uomo.
Già nei profeti Geremia ed Ezechiele, il popolo di Israele ripensava e rielaborava la propria dimensione di popolo come gregge; e di Dio (Yhwh) come Pastore. Gesù non è certo digiuno da queste immagini e dai loro contenuti teologici.
Ecco che in Giovanni 10, sembra quasi che si voglia arrivare ad una sintesi, proprio al culmine di un duro confronto che si consuma tra Gesù e i capi dei sacerdoti, tanto è vero che il proseguo ci porta alla raccolta delle pietre, da parte dei giudei che volevano lapidarlo.
Di fronte alla durezza e alla contrapposizione al maestro, la risposta che la comunità dei discepoli elabora, è inevitabilmente il riconoscimento di una nuova appartenenza: l'identità del gregge che si propone come il nuovo gregge del Signore, nuovo popolo di Dio. Ma la novità in che cosa consiste? Questi versetti la raccontano come ascolto della voce del pastore (le mie parole sono spirito e vita), come riconoscimento (... disse Giovanni: è il Signore ... ) e come sequela (la vita del maestro è invito a imitarlo). 
Ma all'origine della relazione tra Gesù e le pecore non c'è il fascino carismatico di un pastore, o di una idea, c'è il dono della vita: a Giovanni interessa imprimere nell'immagine una dimensione esistenziale: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano"; ed ecco che quasi esonda come misericordia. La nostra identità è la nostra personale vocazione - che detta così resta una espressione nebulosa - cioè la vita di Gesù (il pane il vino che celebriamo sono la sua stessa novità); la vera gioia che è il Signore (una esistenza come Vangelo); l'unzione dello Spirito (la consacrazione che ci fa parte dell'amore di Dio). La vocazione di speciale consacrazione e sacerdotale è oggi al cuore della preghiera della Chiesa, quindi anche nostra particolare preghiera.

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