Atti 13,13-25 e Giovanni 13,16-20
Di fronte all'amarezza ...
Duplice è il clima dell'ultima cena, Gesù sa chi lo tradisce, e questo segna di amarezza i gesti di quella "Pasqua", dal condividere il pane al lavare i piedi agli apostoli; ma è anche il clima solenne della consegna di un modo nuovo di essere, uomini nuovi immagine di un maestro che insegna cose nuove, quelle che danno la beatitudine.
Ecco allora che all'amarezza per il tradimento si accosta la beatitudine che deriva dal fare ciò che lui ci ha insegnato: "Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica". Gesù sta parlando di quella Eucaristia che diviene esperienza di comunione per chi crede in lui, e il credere in lui si manifesta in quel gesto di amore che è dare la vita gli uni gli altri, come lui il maestro ha fatto. Il mangiare quel pane che è il suo corpo, il farne memoria, permette alla vita di Gesù di diventare ogni giorno parte della nostra vita, permette al gesto di Gesù di lavarci i piedi di essere il gesto che rende nuova la mia vita oggi: "anche io devo lavare i piedi ai miei fratelli, anche a chi mi tradirà!"
Questo è il contenuto del momento glorioso di quella cena pasquale, nel quale tutto cambia per la fede del discepolo. Quel gesto, infatti, mi prepara a vivere la Passione, la Crocifissione, la Morte e la Risurrezione. Voglio dire che ciò che accade a Gesù, ora appartiene alla mia stessa vita di discepolo. Giuda tradisce perché non è disposto a fare come il maestro. Egli preferisce essere artefice di sé stesso, ma Gesù non chiede un annullamento, chiede una accoglienza di lui, per essere vita nuova nella vita dei discepoli. Cosa ci serve una "vita nostra", una vita da traditori, che ha come destino semplicemente l'esodo da Dio? Ogni accoglienza di ciò che Gesù ha detto e fatto, è occasione per essere realmente beati, felici; ma felici di aver accolto il Maestro, e chi lo ha mandato. I tradimenti non ci lasceranno mai, ma non lasciamoci scoraggiare; fissiamo lo sguardo su chi ci garantisce la beatitudine.
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