giovedì 23 maggio 2019

Atti 15,7-21 e Giovanni 15,9-11
... "rimanere" per essere nella gioia ...

Cosa significa "rimanere nel mio amore". Potrebbe essere un rischio ridurre il "rimanere" alla "nicchia" del discepolo; nicchia ovvero, porzione riparata di spiritualità e religiosità. Ciò equivarrebbe al garantirsi il rimanere attraverso l'osservanza - che potrebbe essere solo esteriore - compensativa dei comandamenti. Non stupiamoci di questo, ma la nostra natura umana "funziona" come processo di riconoscimento di un "bisogno", di una carenza, di fronte alla quale porre la ricerca di una compensazione, ovvero di una soluzione. Al mio desiderio di amore e di essere amato, anche Gesù può rappresentare una "buona" compensazione.
Il Vangelo di Giovanni non si ferma agli enunciati del comandamento dell'amore, in questi capitoli (13, 14 e 15) l'amore e l'amare, vengono resi, attraverso la persona stessa di Gesù e alle relazioni che la sua stessa vita di figlio di Dio e di uomo rappresentano. È in questa prospettiva che il rimanere si esprime l'osservanza del comandamento. Superando la semplice osservanza morale, l'amare di Gesù, il suo amore è la sua stessa vita nel e per il mondo. Questo dono e mistero, non è una parte separata rispetto al resto, una aggiunta alla realtà, ma è la vita del mondo. La qualità del "mondo" è quindi ricca della vita stessa di Gesù, del suo amore. In Atti 15, gli apostoli riconoscono che "Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro""Per grazia ...", per dono, per amore di Gesù tutto è sostenuto/esiste per la salvezza. Rimanere in lui è essere parte, partecipi, autori di una visione positiva; di azioni e relazioni positive; di una speranza certa della Parola; di una perseveranza oltre ogni fatica e ostilità, che pure viene nel mondo. È Gesù che nella sua vita umana ha legato l'amore del Padre per lui alla realtà della sua esistenza, questo legame è per sempre, ed è diventato il suo amore per noi; questo legame è per sempre. Quasi verrebbe da dire, un discepolo, se realmente tale, rimane inevitabilmente nell'amore di Gesù; per un discepolo la gioia non è una conseguenza o un premio, ma è la condizione normale della vicinanza intima al suo Signore.

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