martedì 29 dicembre 2020

Chi ama il suo fratello è nella luce.

1 Giovanni 2,3-11 e Luca 2,22-35


Quegli extra comunitari in fila ieri davanti all'ufficio postale, che ingrossano quella lunga attesa, proprio quelli sono miei fratelli. Le famiglie Room, che hanno il campo nomadi nel territorio della parrocchia, anche quelli sono miei fratelli. Tutte quelle persone e famiglie, che abitano nelle strade prossime alla Chiesa e che fino ad ora non ho mai visto entrarvici, e neppure incontrato casualmente, anche loro sono miei fratelli.
La fratellanza a detta di don Tonino Bello è una eutopia comunitaria troppo spesso smentita dai fatti. Definizione molto vera e forse anche altrettanto realista in un mondo completamente globalizzato e nella prova di una pandemia.
Ma propri in questo contesto nel quale la fraternità sembrerebbe possibile solo in gruppi chiusi e autoreferenzialità, la fraternità cristiana invece si ripropone al servizio della nostra umanità ferita e propone come soluzioni la tensione alla universalità, alla rispetto reciproco, alla generosità e gratuità. È questa fratellanza che dischiude gli insegnamenti assorbiti nella formazione cristiana e ci sprona a comportarci come Gesù si è comportato. La fratellanza è nello sguardo che Gesù ha per ciascuno, senza un pregiudizio giudicante; con compassionevole amore i suoi occhi avvolgono di tenerezza ogni peccatore, ogni scartato, ogni ferito e affaticato dalla vita stessa. 
Alla luce di Gesù, non basta proclamare un ideale di fraternità, occorre avventurarsi, pur sentendo quanta resistenza possiamo avere in noi, nel rendere e riconoscere fratello chi incontro nel cammino della vita: forse che sia la scoperta che siamo veramente tutti fratelli?

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