giovedì 10 dicembre 2020

La nostra attesa ...in tasca ...

Isaia 41,13-20 e Matteo 11,11-15


Giovanni Battista, aveva suscitato una profonda aspettativa; la forza della sua predicazione si affiancava al grande desiderio di riscatto di un intero popolo, che viveva l'occupazione romana e sentiva quindi il peso dell'oppressione straniera. Il sentimento politico e quello religioso trovarono così una espressione visibile che soddisfa la massa e non solo. Gesù sembra inserirsi in questo percorso di riscatto nazionale, se pure con alcuni distinguo: Giovanni non è colui che realizza il Regno dei cieli. Il riscatto che tutti si aspettano, in realtà non corrisponde al contenuto della conversione che Giovanni sta predicando. Per Gesù, Giovanni è invece, veramente il Profeta che raccoglie l'eredità di Elia; e come ogni profeta, è un portatore innanzi a sé della parola di cui è servitore.
Ecco che le parole, che Gesù esprime circa Giovanni, vogliono essere non solo un correttivo alla comune idea popolare, ma vogliono affermare l'autenticità della Profezia che in Giovanni trova eco e risonanza. Il Profeta non è un maestro di certezze politiche, come neppure di evidenze di fede, egli riecheggia le profezie messianiche, di attesa, compimento è speranza; esse diventano una domanda aperta a tutti. Il Battista non ha certezze da proporre, ma lui stesso si interroga ed è disposto ad accogliere la risposta che il Signore ti vuole dare.
Forse anche noi abbiamo già delle risposte ancor prima delle domande; abbiamo sempre le nostre immagini di Dio, ma fortunatamente Dio è diverso da ogni nostra immagine. Così Gesù mette luce su Giovanni e sulla Profezia, che da Giovanni mette luce sulla realtà concreta, e su Gesù stesso.
Oggi posso mettermi in discussione, circa le mie attese, le mie speranze, e smascherare certe mie posizioni aspettative prevenute e preconfezionate.
Quale è in questo avvento la domanda di Dio che cerca in me una risposta nuova?

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