martedì 8 dicembre 2020

Ripieni di Spirito Santo!

Genesi 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

 

Per ragioni di sicurezza, neppure i fiori all'Immacolata si possono portare quest'anno. In un mondo sempre più laicista, i segni della fede e del cristianesimo devono essere sempre più intimi e privati, senza pubblica espressione, questo per garantire pari opportunità alle diverse espressioni religiose, ma soprattutto per garantire la pubblica igiene, ed evitare occasioni per il contagio; nessuno però mi toglie il sospetto che ci sia anche il tentativo di costruire il percorso della irrilevanza. Non vogliamo per certo essere accusati di diffondere la pandemia attraverso assembramenti non opportuni, ma per legge gli assembramenti legittimi per lo shopping in negozi, e centri commerciali, quelli sono giustificati ... La fede nella economia globale, giustifica, e "sanifica" tutto.

Dopo questo sfogo – forse non opportuno - è bene tornare con devozione e con spirito "resilente"(cioè quella fortezza nel perseverare senza rinunciare o abdicare), alla parola di Dio che accompagna questa solenne liturgia dell'Immacolata.

Solo a Nazaret, in quel luogo, in quella casa-grotta è possibile pensare e ricollocare la bellezza del brano di Luca, cioè la profondità e umanità dei dialoghi di una giovane ragazza, Maria, e un angelo; solo lì il fascino delle situazioni e della di vita, emergono come occasione di una grazia insperata; è a Nazaret che la meravigliosa esperienza narrata travalica ogni possibilità umana e ci apre alla salvezza.

Sì alla salvezza che sgorga da lontano, come redenzione dal peccato e della nostra morte.

Nella narrazione di Genesi, lì dove in modo fantasioso viene descritta l'origine del peccato - per quanto riguarda l'uomo - troviamo un gesto che è il mangiare, il nutrirsi di un frutto che riempie di sospetto, divisione, e di paura dell'altro e di Dio e ancor più di vergogna di sé stessi: “si accorgono di essere nudi”.

Questa immagine dice come la nostra esistenza - la nostra umanità - può riempirsi anche di ciò che è male, di ciò che è peccato, e di ciò che è la morte.

Nella narrazione del Vangelo troviamo un ben altro riempirsi.Troviamo la giovane Maria di Nazareth che si scopre, per le parole dell'angelo: "nella gioia del dono, ripiena di grazia".

A differenza di Adamo ed Eva, Maria sente la pienezza dell'amore e non della divisione e del sospetto; sente la tenerezza di Dio che le rivolge dolcemente la Parola e non la paura per le conseguenze delle proprie azioni vissute nell'indifferenza e nella solitudine.

È a questa pienezza che oggi possiamo con speranza e fiducia guardare, per poterne sperimentarele conseguenze meravigliose e appaganti. A questa pienezza, oggi, desidero avere parte. 

Il racconto di Luca non è una metafora ma pone nell'origine del Vangelo, cioè nella bella e buona notizia che Dio è padre e ci ama, il modo in cui questo amore rigenera, sana, salva ed entra nella storia dell'umanità.

L'amore di Dio non è una idea, e neppure un sentimento fluido o virtuale, è una esperienza concreta e reale. Maria fa esperienza di cosa significa sentirsi amata, sentirsi piena di grazia.

Quella ragazzina di Nazareth non crede a sé stessa. Non solo non riesce a credere a ciò che l'angelo propone: "...ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo"; ma non riesce a capacitarsi di ciò che l'angelo la invita a riconoscere in se stessa: "Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te"; e fa l'esperienza del turbamento, dell’incomprensione ... Ed è qui che l'amore di Dio mostra la sua stupenda capacità di dare senso anche alla nostra incertezza, al nostro dubbio, alle nostre tenebrose fatiche: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra (...), nulla è impossibile a Dio".

Parole che risuonano nel tempo ma che sono da sempre, nella relazione con colei che da sempre è madre del verbo incarnato; madre della Parola, che divenendo uomo, è occasione è condizione di sazietà  per tutti i fratelli, e figli di Dio.

Ed ecco che Maria è piena di grazia, ma la cosa più straordinaria è che non lo è per sé stessa, ma lo è per noi. Questa è la straordinaria esperienza dell'amore, e la sua travolgente potenza che riempie e trabocca. Di questa esperienza di amore, anche noi nei partecipiamo in ogni occasione in cui amiamo di cuore i nostri fratelli, e ci fidiamo di Dio che è amore.

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