venerdì 18 dicembre 2020

Giuseppe e il travaglio interiore

Geremia 23,5-8 e Matteo 1,18-24


È un travaglio ciò che Giuseppe deve affrontare, neppure nel sonno trova pace. È un percorso interiore di riconoscimento di sé stesso, del proprio orgoglio di uomo ferito e umiliato - "...Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme" -è un percorso di recupero della disponibilità verso Maria, la ragazza che ancora ama - "... poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente" -; è un percorso di affidamento a quel Dio di Israele che fin da bambino gli è stato insegnato come il Dio che si era rivelato ad Abramo e ne aveva riempito la vita di promesse e di speranze, presenti e future - "Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta" -. Un vero travaglio che deve raggiungere progressivamente la pienezza. Giuseppe deve entrare in sé stesso, deve toccare i suoi limiti, prenderne coscienza; deve avere coscienza delle sue ferite e fragilità; deve imparare la compassione per sé stesso e per le proprie umiliazioni. È in questo Percorso di interiorità che Giuseppe impara ad ascoltare la voce di Dio, così come gli è stato insegnato circa Abramo: Yhwh parla a ciascuno dentro la quotidianità della vita. Yhwh fa risuonare la propria voce nelle vicende personali e attraverso la storia e gli eventi che indicano un percorso di redenzione, e di salvezza. Dio si accompagna a Giuseppe, e la voce dell'Angelo lo riporta nella positiva  relazione con le profezie di Israele, cioè lo rende capace di ascoltare la Parola, e lo dispone a riconoscere e ad accompagnare il cammino di chi ha attorno: "Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa".

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