lunedì 14 dicembre 2020

Oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante

Numeri 24,2-7.15-17 e Matteo 21,23-27

In questo tempo di avvento, uniamo alla preparazione il discernimento, il riconoscere Gesù come colui che viene e che è già in mezzo a noi.
La prima lettura di oggi, abbandona Isaia e ci introduce una strana situazione la profezia di Balaam. Siamo di fronte a un profeta/veggente dell'Antico Testamento, un veggente che appartiene alla tradizione profetica della terra di Canaa.  Citato a partire dal capitolo 22 del libro dei Numeri. Nel racconto in questione, egli viene chiamato dal re di Moab a maledire il popolo di Israele, ma per ben tre volte Dio glielo impedisce, così che Balaam non può fare altro che benedirlo abbondantemente, provocando l'ira del re che lo aveva "ingaggiato". In questa strana vicenda si inserisce un aneddoto particolare, la vicenda dell'asina di Balaam. Dopo aver ottenuto il permesso da Dio di andare in obbedienza al re di Moab, che gli chiedeva di maledire Israele, nel viaggio verso la terra di Moab, l’angelo del Signore gli si para dinnanzi con in mano la spada, pronto a fare morire il veggente. Pare che l’unica a vedere l’angelo sia l’asina, che quindi frena e devia; Balaam infuriato ed ignaro si accanisce sulla povera bestia che allora, per miracolo divino, comincia a parlare, e a lamentarsi del trattamento ricevuto. Nel contempo Dio concede anche a Balaam di vedere l’angelo: il profeta comprende, si pente, chiede se deve tornare indietro. Ma l’angelo gli ordina di proseguire, intimandogli di fare, quando sarà presso il re di Moab, solo il volere del Signore. Balaam andrà, incontrerà il re nemico, non accoglierà la sua proposta di maledire Israele, che anzi benedirà a gran voce. È interessante notare che Dio ha predetto la venuta del Messia per mezzo del veggente Balaam, straniero, con un oracolo, che dice: "Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino: un astro sorge da Giacobbe, e uno scettro si eleva da Israele".


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