domenica 13 dicembre 2020

Occorre indietreggiare

 

Isaia 61,1-2.10-11; Canrt. Lc 1; 1 Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28


Terza domenica di Avvento, detta anche domenica gaudente, cioè della gioia; ci accompagna dalla figura di Giovanni Battista che sembra rivestire nei panni di un operaio edile, che si appresta a compiere lavori di ristrutturazione: “Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa”.

Per noi questa via, questa strada potrebbe essere anche il risistemare la casa, abbellirla, adeguarla al venire del Signore; curarne il verde, potare gli alberi, predisporre i bulbi dei primi fiori di primavera, tutto in un'unica direzione "prepararsi ad accogliere colui che viene".

Senza voler stravolgere le nostre informazioni sull'Avvento, cerchiamo di comprendere come questo tempo liturgico, non è solo memoria della venuta nel tempo del Figlio di Dio - la sua nascita a Betlemme – ma ci predispone con un itinerario di preparazione - appunto di avvento -  a ripercorrere l'attesa dei profeti e di tutto Israele fino a Maria e Giuseppe per congiungerla con l’ulteriore attesa, quella del ritorno del Foglio di Dio, il suo ultimo avvento alla fine dei tempi.

Giovanni Battista ci indica il punto di svolta tra le due attese: "In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo".

In questo nostro tempo, segnato dalla crisi mondiale della pandemia, ferito dalle disuguaglianze sociali che sono sempre più gravi; condizionato dell'indifferenza verso tutti e verso ciò che è il mistero di Dio ...; in questa nostra quotidianità in cammino, il Signore continua a rendere vicina la sua venuta, per rendere più concreto l'essere il Dio con noi.

Al tempo di Giovanni la gente accorre e chiedeva a Giovanni il segno del battesimo come espressione del desiderio di cambiamento della vita, rivoluzione del cuore, perché a tutti era evidente che la manifestazione del Messia era vicina.

Le aspettative erano talmente alte che si erano concentrate tutte su di lui: "Sei il Cristo? Sei tu Elia? Sei tu il profeta? Chi sei dunque?”

Di fronte a tanta attesa Giovanni ad un certo punto si tira indietro. È questo gesto di Giovanni che lascia tutti un poco disorientati, e lascia nello sconcerto.

Eppure, Giovanni insegna in quel suo indietreggiare che tutti - se vogliono riconoscere il Messia - dobbiamo imparare a fare un passo indietro.

Anche nella ristrutturazione della casa, è necessario che si faccia un passo indietro e si guardi con attenzione e pazienza tutto l'insieme, per capire da dove cominciare.

Giovanni ci suggerisce - oggi - di cercare una presenza, di cercare la presenza di Gesù in mezzo a noi.

Se non farò un passo indietro - come fa Giovanni - non mi accorgerò che Gesù si è avvicinato, e che mi si accosta nel cammino; se non arretro sarò sempre e solo io davanti a me stesso, e continuerò ad amare solo me stesso, incurante dell'amore per e degli altri e soprattutto della loro presenza e vicinanza.

Quando invece riconosco che Gesù mi preceda nella fede …, nella mia storia …, nel mio stile …, allora ecco che il Signore diviene evidente, e sorprendentemente si svela come colui che è per me.

Non è stata facile per Giovanni questa tappa della sua esistenza; Gesù era molto diverso da ciò che lui immaginava; il Signor aveva uno stile che si discostava totalmente dal suo! Questo suo indietreggiare è quindi occasione anche di dubbi, di tenebra e di smarrimento: "ma sei tu che deve venire o dobbiamo attendere un altro?" Farà chiedere a Gesù dai suoi discepoli.

Giovanni fa esperienza che solo arretrando è possibile accogliere colui che viene!

Solo imitando nel suo indietreggiare, solo mettendomi a cuore la ristrutturazione della “mia casa”, smetterò di cercare Gesù in modo convulso, o in una vaga idea natalizia; indietreggiare è riscoprire il bello dell’umiltà, della mansuetudine; dell’essere piccoli; è concretamente, avere il coraggio di compiere un gesto di amore verso la mia comunità, verso la mia famiglia, verso i miei amici ...

Sono questi i lavori di ristrutturazione urgenti, che mi permettono di accogliere colui che non conosciamo, ma che è già, anzi è ancora e ritorna in mezzo a noi.

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