martedì 22 dicembre 2020

Una rinuncia ... con gratitudine ...

1 Sam 1,24-28 e Luca 1,46-55


La prima lettura di questa giornata, lascia sempre un poco sgomenti; come accettare che una madre "restituisca/consegni" il proprio figlio a Dio, a quel Dio che pochi anni prima gliene aveva fatto dono, un "dono immenso". La preghiera di Anna, la sua supplica a Dio per chiedere un figlio, è per Yhwh occasione per entrare nell'umanità ferita e dare senso a una attesa non per sé stessa ma per un progetto di amore ben più grande.
Samuele, è il figlio della promessa, rappresenta il segno della vicinanza di Dio, e come tale diviene relazione nella storia e nella vita di Anna. Samuele è memoriale di una preghiera fatta con fede e speranza. Samuele è il segno della restituzione ... Cosa significa se non della gratuità e della riconoscenza. Ecco che restituire non è per Anna privarsi, neppure separarsi; non è una ferita, ma quel restituire è una offerta, un donare per e con amore, con e per lo stesso amore con il quale Anna ha richiesto il Figlio.
Una vera restituzione non è mai un affidare, un consegnare, ma è sempre un offrire. Quel riconsegnare a Yhwh diviene quindi lo spazio non solo di una promessa passata e realizzata, ma la possibilità per Dio di dispiegare il suo disegno di amore, di salvezza attraverso la nostra esistenza: "Dio non ci salva senza di noi!", senza l'offerta di noi stessi: "... di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. (...) come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre".

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