sabato 26 dicembre 2020

Se diamo testimonianza, anche noi siamo il segno!

At 6,8-12;7,54-60 e Matteo 10,17-22

Scendendo dal monte degli Ulivi, arrivati nel limite della Valle del Cedron, oggi la strada risale verso le mura di Gerusalemme, deviando a sinistra in una rapida salita si arriva alla Porta dei Leoni, per le raffigurazioni degli stemmi del sultano Baibars (i quattro leoni) scolpiti sulle mura; questa porta è detta dai cristiani "porta di S. Stefano", a ricordo del Protomartire, del quale L'evangelista Luca dice: "Lo trascinarono fuori dalla porta della città, e si misero a lapidarlo" (At 7,58). I musulmani la chiamano Báb Sitti Maryam (porta della mia Signora Maria) per la vicinanza della casa paterna della Madonna, tradizionalmente indicata in prossimità della chiesa di Sant'Anna.
Tutto questo per mettere nella nostra attenzione come i luoghi sacri di Gerusalemme, non sono solo tradizione, ma voglio scolpire stabilmente un "segno" indelebile di un fatto, un avvenimento, una testimonianza. Il luogo del martirio di Stefano, è un segno/segnale, come il luogo della Crocifissione di Gesù, ed assume una importanza assoluta per rendere indelebile la testimonianza del primo martire, e di ciò che da quella testimonianza è scaturito: San Paolo. Il cristiano, discepolo di Gesù diviene segno nel tempo e per ogni tempo. Il segno del verbo incarnato, non è un criterio teologico, e neppure pura esperienza, esso è la nostra vita che diviene segno della vita di Cristo.


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