venerdì 23 luglio 2021

Cristo ci ama ... e come!

Galati 2,19-20 e Giovanni 15,1-8

Santa Brigida patrona d'Europa - Sant'Apollinare patrono Emilia Romagna

Per Gesù e per gli ebrei suoi contemporanei, l'immagine della vite ha un significato chiaro e immediato: essa è Israele. Di lei il Padre, Yhwh, si prende cura, la pianta nel luogo della sua promessa, la custodisce, la pota e ne accompagna la produzione dei frutti abbondanti. Di fronte questa immagine di tradizione, Gesù compie una scelta che sbalordisce i discepoli: assume in se il senso e il significato dell'immagine.
Questa rielaborazione avviene nel contesto dell'ultima cena, dove l'evangelista Giovanni colloca i discorsi definiti di "addio". In questo clima particolare risuona "io sono a vera vite". Di fronte alle attese dei tempi passati, di fronte alle speranze dei patriarchi, di fronte alle vicende di schiavitù e deportazione, di fronte ad un popolo che spesso a scelto l'infedeltà all'alleanza, cosa significa dire "io sono la vera vite"?
Gesù  è  quella  vite  che, a differenza di tutto ciò che lo ha preceduto può rispondere in pienezza alle attese di Dio, quel germoglio che docilmente si lascia piantare nella terra dell’uomo e che produce un frutto che rimane per sempre; da quel frutto ogni uomo potrà trarre  il  vino  nuovo  della  gioia  perché  da  quel  frutto  sgorga  la vita.
Gesù afferma qualcosa di rivoluzionario in quel "Io sono la vite, voi i tralci", Gesù-vite spinge incessantemente la linfa verso ogni tralcio, verso l'ultima gemma, e questo dipende solo da lui che io dorma o vegli, e non dipende da me, dipende da lui, io posso solo nutrirmi della sua linfa vitale. In quella immagine Gesù ci fa conoscere come anche in noi scorre una linfa vitale e feconda che è l'amore del Padre. Quell'amore che è linfa è lo stesso amore di Gesù per me lo stesso amore di cui io posso fare parte con i miei fratelli.

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