sabato 17 luglio 2021

Una notte di veglia per sempre!

Esodo 12,37-42 e Matteo 12,14-21


La memoria dell’uscita del popolo di Israele dall’Egitto, o meglio sarebbe dire dei discendenti di Giacobbe, dei clan famigliari legati ai figli di Giacobbe e Giuseppe, viene enfatizzata con l’esagerazione delle cifre: seicentomila uomini, la grande massa di gente, e anche i quattrocentotrent’anni di permanenza in Egitto, mentre noi conosciamo solo il tempo della generazione di Giacobbe e di Giuseppe, e poco più, fino al faraone che non aveva conosciuto Giuseppe. Ma tutto questo mette in evinca la centralità che ha l'Esodo per tutta la narrazione che seguirà, fino a quando nascerà veramente il popolo di Dio ed entrerà nella terra della promessa.
Questo avvenimento è al cuore della notte di veglia, la notte memoriale dell'uscita. La cottura delle focacce azzime con la pasta non lievitata stabilisce, uno dei cibi essenziali della cena pasquale. Il pane azzimo dice la fretta generata da quella notte di salvezza. Inoltre mi sembra che il testo voglia mettere in evidenza la grande povertà di questa gente  – non hanno neppure le provviste per il viaggio –, un particolare che lo consegna interamente all’amore del suo Signore. Quella notte diventa il cuore della fede e da quella notte trae origine la sapienza di Israele: la sua liberazione è dono di Yhwh. È stata una veglia, quando il Signore li ha fatti uscire dal paese d’Egitto. E sarà una veglia in onore del Signore per tutte le generazioni di Israele, anche  per Gesù fino all’ultima cena, e nel suo ripetersi come memoriale in ogni eucaristia.

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