domenica 4 luglio 2021

Due millenni di scandalo ...

Ezechiele 2,2-5 / Salmo 122 / 2 Corinzi 12,7-10 / Marco 6,1-6


Paolo, quando scrive la sua lettera ai corinzi, fa memoria della sua esperienza e del suo scandalizzarsi di fronte a Gesù, come anche del suo arrendersi al Signore.
La debolezza la fragilità del credere, in realtà è lo spazio preferito da Gesù per mostrare come la gloria e l'onnipotenza di Dio ben poco hanno a che fare con il vanto, l'onore e la sicurezza umana.
Tutto in Paolo si concentra nel riconoscere e testimoniare che la fragilità e la debolezza, divengono lo spazio di rivelazione del mistero di Cristo lui.
Anche noi incontriamo Gesù nella fragilità di noi stessi, in quello spazio aperto dalla "spina nella carne",  che non rappresenta la giustificazione morale alla fragilità, ma è lo spazio dove le nostre ferite, quelle date dalla nostra natura entrano in contatto con l'amore di Gesù per noi. Egli ci ama oltre le nostre fragilità.
È questo lo scandalo che a Nazareth si consuma quando Gesù torna tra i suoi.
Perché è incomprensibile un Dio umano come Gesù, che cosa c'entra con la potenza di Dio?
È possibile che la potenza di Dio si riveli in un carpentiere?
Come allora, anche per noi oggi è difficile accettare un Dio così concreto e umano, un Dio che non si nasconde dentro la teologia e nei dogmi ...
Il carpentiere di Nazareth, lo era allora, lo è oggi, è proprio il Dio con noi. Gesù porta direttamente al cuore della nostra vita quotidiana l'esperienza del Figlio di Dio e di Dio stesso.
L'immagine originaria della casa-Chiesa, che Gesù condivide, non è una clericalizzazione o trasformazione della casa in un piccolo Tempio, ma la possibilità di vivere nel quotidiano la fede che Gesù ha condiviso con i suoi discepoli. Noi siamo di scandalo perché clericalizziamo tutta la nostra esperienza di fede, cosa che Gesù non ha fatto.
È scandaloso un Dio fatto di carne ... È lo scandalo della Parola, cioè della rivelazione di Dio in un pezzo di storia umile e concreta. È lo scandalo di Dio che diventa uomo e incontra l'uomo nella vita quotidiana. È lo scandalo per chi vede Dio solo nelle liturgie e nei riti, ma non lo vede nella vita, non lo vede nei fratelli tutti, non nei poveri, non nei disperati, nei diversi e amareggiati, non nei lontani.
Scandalizza l’umiltà di Gesù e di Suo Padre, al punto di dubitare che sia proprio Dio. Non può essere questo il nostro Dio. Dov’è la Gloria e lo splendore dell’Altissimo?
Ma ancora una volta un Dio Altissimo è il Dio dei sacerdoti degli scribi di un tempo, come oggi è solo  il Dio clericale.
È scandaloso il Dio della vicinanza quotidiana, della tenerezza e della dolce misericordia. 
In verità ci scandalizza che Dio, abita a Nazareth, Cafarnao, Gerusalemme, Imola, Casola Canina ... Era scandaloso a quel tempo, figuriamoci oggi; Dio che vive nella prossimità!
Ma noi anche oggi, siamo circondati da profeti, magari piccoli, magari minimi, ma continuamente inviati. E noi, abitanti di una Nazareth attuale, non siamo disposti ad accogliere gli inviati di Dio. 
Invece occorre che ci scandalizziamo per recuperare completamente la visione di Gesù fondata sulla fede di ciò che è scandaloso e non di ciò che è razionalmente e rigidamente accettabile o corretto.
È proprio lo scandalo che fa permette all'uomo, al discepolo, di sperimentare che Gesù, il carpentiere, costruisce la croce che ci salva. Questa croce, scandalosa, la sua, che per noi è il trampolino per il cielo.
Questo permette di riconoscere come anche oggi, il Signore, rifiutato, agisce nella storia, anche della nostra comunità e nella nostra Chiesa Cattolica ...
Forse con presunzione di autosufficienza non siamo disponibili ad accoglie fino in fondo l'invito del Vangelo alla conversione missionaria e alla via nuova per la Chiesa del terzo millennio.
Ma sia che ascoltiamo come anche che non ascoltiamo la Sua parola, Dio continua a parlarci e ad amarci, e continuerà a ripetere quelle parole che sono quelle del suo Figlio.

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