venerdì 9 luglio 2021

Di promessa in promessa ...

Genesi 46,1-30 e Matteo 10,16-23 


A prima vista sembrerebbe che la promessa sia stata disattesa ... la Terra che Dio ha fatto calpestare ad Abramo, la stessa Terra sulla quale Isacco ha vissuto e nella quale Giacobbe è rientrato furtivamente; ebbene quella terra sembra ora allontanarsi dai sogni e dai progetti di questo popolo embrionale prescelto da Dio. Ecco infatti che ci  si allontana e si scende in Egitto, nella terra di Gosen.
Il testo di Genesi, è una confluenza di molte tradizioni e fonti, ma anche di strati che si collocano nel tempo a livelli molto distanti l’uno dall’altro, il tutto unificato in un racconto che è servito a creare la genesi della identità etnica e culturale dei Figli di Giacobbe, nel momento in cui entrano di nuovo nella terra di Canaa e vi si insediano stabilmente. Sarebbe riduttiva una lettura narrativa e semplicistica che non tenga conto di questa comprensione redazionale. Ecco che allora, la promessa fatta ad Abramo è ben più importante di quanto immaginano: la promessa della Terra si lega inscindibilmente a un popolo che la abiti; a una discendenza numerosa come la sabbia del mare e le stelle del cielo. Tutto in travaglio da una generazione all’altra serve a generare il popolo dei Figli di Israele, l’unico destinatario concreto della promessa della Terra. Ecco allora che la promessa di Dio non è disattesa, ma si compie secondo un itinerario che difficilmente si inquadra con la visione dei singoli patriarchi e di altrettanti condottieri.
Anche per noi la “promessa di Dio” si realizza al di fuori del contenitore nel quale vorremo custodirla gelosamente.
A questa sua originalità non riusciamo mai ad abituarci.

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