giovedì 15 luglio 2021

Esisto con voi

Esodo 3,13-20 e Matteo 11,28-30


Il punto principale di questa pagina di Esodo è la questione del nome di Dio. Mosè chiede di conoscere il nome di colui che gli parla dal roveto e che lo sta in rimandando in Egitto, la da dove era fuggito. La risposta è enigmatica, come già lo è stata nel dialogo tra Dio e Giacobbe nella lotta allo notturna prima di passare il Giordano. In questo caso la risposta  lascia intendere, in prima istanza, che Dio non può essere manipolato dall’uomo né piegato ai suoi interessi immediati.
L'espressione utilizzata: "Io sono colui che sono!" è un modo con cui in ebraico si vuole significare quanto in italiano esprimiamo con l’ausiliare “volere”, indica quindi che Dio non è determinato nel suo essere se non da se stesso, dalla sua volontà, dalla sua libertà. Che cosa concretamente Dio sia e voglia essere, diventa chiaro alla luce della missione di Mosè, alla quale è direttamente collegata la rivelazione del Nome. Infatti tale  missione indica il luogo dove si rivela il nome (agire e volontà) di Dio. Questo nome divino si identifica quindi con la volontà di salvare il popolo e di iniziare una storia di liberazione, Dio mostra la sua volontà di farsi vicino a Israele per sottrarlo alla schiavitù.

Una seconda considerazione ci porta a riconoscere il verbo “essere”, in ebraico, quanto forma attiva , ovvero esistenza quanto si esercita e si manifesta con la sua stessa attività. "Essere" è quindi "essere in rapporto" agli altri esistenti, è "essere in relazione". Il vero senso dell’espressione ebraica sarebbe dunque: "Io esisto davvero per voi, con voi".

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