mercoledì 21 luglio 2021

La libertà al prezzo di quaglie e manna!

Esodo 16,15.9-15 e Matteo 13,1-9


Basta un mese di cammino nel deserto per azzerare ogni entusiasmo, ed estinguere ogni ricordo delle opere di Dio. Dio ha liberato il popolo dalla schiavitù dell'Egitto, ma ciò che rimane ora è solo una deludente consapevolezza: "... ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine."
Le nostre aspettative sono tremende, i nostri desideri ci illudono, i progetti poi preparano spesso nuove delusioni. La liberazione dalla schiavitù non rappresenta un evento magico e soprattutto indipendente anche dalla nostra capacità di lasciarci liberare realmente. La liberazione non si esaurisce nell'azione di uscire dall'Egitto! La liberazione coinvolge tutta la vita della persona nel reagire a quelle limitazioni della libertà che sono le nostre piccole e grandi schiavitù. In Egitto si sperimenta la consolazione della "pentola" cioè, la compensazione di ciò che permette di superare i bisogni affettivi, di stima è di potere ..., con le energie di quella pentola diamo valore a ciò che siamo, ma generalmente non è libertà, ma è una consolazione illusoria.
La liberazione come evento è una condizione quotidiana; è l'esperienza di quelli che si lasciano accompagnare dal liberatore, da Dio. Ecco che Dio non solo ti porta fuori dalle schiavitù d'Egitto, ma proprio nella fatica di quel primo mese, la liberazione corrisponde a scegliere Dio (la manna e le quaglie) invece della pentola d'Egitto.
Se la mia schiavitù quotidiana è data dagli affetti, e si esprime nel possesso rispetto agli altri, la vera libertà è la condizione di solitudine dove recupero il valore dell'altro nel rispetto e come priorità, riscoprendolo come dono che mi viene dall'altro. Ecco che la libertà ha sempre a che fare con il dono che Dio fa di sé stesso nella quotidianità della vita. Dio si propone come parte della mia libertà.

Nessun commento:

Posta un commento