venerdì 24 luglio 2020

Geremia 3,14-17 e Matteo 13,18-23
Come custodire il seme della parola

La parola di Dio, il buon seme gettato i noi per farci portare frutto nella vita, porta in sé la  forza di germinare di essere produttiva; ma ugualmente richiede la nostra operosità nel custodire il dono ricevuto. La parola seminata in noi, infatti, viene "rubata" nella dimenticanza e nell'indifferenza anche incolpevole. La parola accolta nella entusiasmo di un momento, cade presto nel logorio causato delle varie ed altre attrattive; non regge al fascino di ciò che è nuovo. La parola ascoltata senza mettere a tacere il nostro quotidiano guazzebuglio, presto si trova schiacciata dal peso della realtà, non solo da quello della ricchezza ... La parola seminata in noi, e accolta con la consapevolezza di custodirla, produce frutto certo. Custodire significa prendercene cura. Occorre non dimenticare che ogni giorno la parola di Dio dice qualcosa alla nostra vita; anche cose che non sempre, subito, apprezziamo. Occorre riconoscere una priorità alla parola, una priorità che significa lasciarci precedere "dalla sua voce"; una priorità che genera e sostiene in noi l'ascolto. Ed ecco che il nostro prendercene cura, il nostro custodire la parola, produrrà frutto: "il cento, il sessanta, il trenta per uno"; ovvero il nostro cambiamento, cioè smetteremo di farcela rubare, "dimenticare"; eviteremo di "soffocare" e non forzeremo la parola logorandone la "grazia".
Custodire non è una operazione di conservazione, ma è agire rispetto all'ascolto e quindi è un operare in sintonia con la parola stessa, lasciando alla parola il suo primato di precedermi.

Nessun commento:

Posta un commento