venerdì 17 luglio 2020

Isaia 38,1-6.21-22.7-8 e Matteo 12,1-8
Nel segno della tenerezza ...

A volte non cogliamo le sfumature dei testi della Sacra Scrittura; a volte li irrigidiamo con la nostra logica e moralità. Ma quando ci lasciamo condurre dalla narrazione, ecco che dal testo emergono immagini, situazioni e situazioni nuove e non spesso dissipanti con una logica ordinaria. È il caso di Ezechia, di fronte alla sua sofferenza e malattia, la logica del orienta Isaia, interpreta il senso comune, per cui per il re di Giuda è necessario prepararsi a morire in modo degno. Ma è proprio in questa determinazione che si inserisce la tenerezza di Dio: "Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d’Assiria; proteggerò questa città". Non è semplicemente una guarigione, o un esaudire una ire ghiera. Siamo di fronte alla incursione della tenerezza di Yhwh, nella vita di un re che sempre ha cercato nel rapporto con Dio il fondamento del proprio agire. Ed è proprio questa relazione consolidata che genera la possibilità di una tenerezza che permette di ridisegnare le vicende e la storia. La profezia si tinge di umana comprensione e Donà di nuovo Spirito alle aspettative e speranze sopite: quando tutto è perso, solo Dio resta; ma di Dio resta il suo amore di Padre, appunto la sua tenerezza.

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