martedì 21 luglio 2020

Michea 7,14-15.18-20 e Matteo 12,46-50
È per me fratello, sorella e madre.

Il brano del Vangelo, ci riporta un fatto che attraverso il confronto con gli altri vangeli, mette in luce un disagio da parte dei famigliari di Gesù, nel gestire il loro rapporto con questo "nuovo" maestro. Per la sua famiglia Gesù è pazzo, è fuori di sé e vorrebbero andare a prenderlo, per sottrarlo allo scandalo.
Questo fatto si accompagna alla massima espressione delle difficoltà che il Signore incontra nella sua azione (missione) in Galilea. 
Ma lo sguardo che Matteo ci invita ad avere, è rivolto a come Gesù considera i suoi discepoli e le persone che sono a lui vicine: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?"
È sulla scia di questa domanda, e sulla conseguente risposta che possiamo comprendere come Gesù sentisse i discepoli e la gente come a sua famiglia. 
Sono loro mia madre ... sono loro i miei fratelli ... 
Ogni discepolo diviene famigliare di Gesù; ogni uomo diventa madre, fratello e sorella.
Questo allargamento ci coinvolge e ciò rimanda al nostro rapporto con il Signore, che non si può giocare nella formalità della religiosità,ma nella famigliarità di una relazione in cui il vincolo ci riconosce fratelli di Dio!
Essere fratelli, significa avere ma stesso sangue, la stessa vita, quella di Dio, che è il suo Spirito di amore. L'amore di Gesù si esprime e comunica nelle sue parole e nei suoi gesti, che sono il modo di portare a compimento la volontà del Padre nella vita. Quell'amore che è in Gesù, e che Gesù manifesta, ci appartiene, proprio in quanto suoi "fratelli ... sorelle e madre"; quell'amore, allora, si manifesta anche per noi quando facciamo la volontà del padre.

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