venerdì 10 luglio 2020

Osea 14,2-10 e Matteo 10,16-23
Ritorneranno a sedersi alla mia ombra ...

La lettura continua di Osea ci permette di gustare la tenerezza di Yhawh. Quando Efraim, cioè Il regno di Samaria, è ormai prossimo alla distruzione, le parole profetiche sono ben oltre la consolazione di fronte alla crisi. Dio non si limita a consolare, cioè ad accompagnare nella fatica, o nella sofferenza, ma la consolazione si unisce alla speranza e alla fedeltà. È in un contesto di crisi che trova spazio la fede nella fedeltà di Yhwh: "Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente, poiché la mia ira si è allontanata da loro."; è quando tutto crolla che trova spazio la speranza nelle realtà rinnovate: "Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, fioriranno come le vigne, saranno famosi come il vino del Libano".
La consolazione di Dio si imprime nel vissuto dell'uomo provocandolo nella fede; "quel io sarò" e quel "ritorneranno" - parole profetiche che risuonano della parola di Yhwh - diventano la stabilità dove parte la risposta dell'uomo alla fede. È in questa intima realtà, di crisi e di fedeltà, che l'uomo matura il senso della sua fragilità e della sua creaturalità, ed è da questa coscienza che per fede può dire: "non chiameremo più 'dio nostro' l’opera delle nostre mani, perché presso di te l’orfano trova misericordia".
Il frutto della consolazione è la scoperta della paternità di Dio: non siamo orfani!

Nessun commento:

Posta un commento