martedì 14 luglio 2020

Isaia 7,1-9 e Matteo 11,20-24
Anche Gesù si arrabbiava!

Immagini stereotipate di Gesù sempre sul pezzo, sempre perfetto e misurato nel comportamento e nelle parole, si infrangono di fronte a certe pagine del Vangelo. Ma questo non toglie nulla alla possibilità di essere il figlio di Dio. La sua umanità alterata dice il mostro reale di una incarnazione rispetto alla natura umana.
Che cosa genera questa reazione così pungente? Forse semplicemente la percezione della indifferenza da una parte e della durezza di fronte alla esigenza della conversione.
Ciò che stupisce il Signore è proprio questo, a Cafarnao, dove più di ogni altro luogo Gesù ha abitato, ha compiuto segno e miracoli, e dove certamente ha speso molte energie nella "predicazione" cioè nel comunicare la proposta del Vangelo, ebbene, proprio in quel luogo Gesù sperimenta ma prima e bruciante "sconfitta": la gente dopo l'iniziale entusiasmo è ritornata alla consueta e abitudinaria pratica di vita. Un po quanto anche noi oggi sperimentiamo con estrema puntualità.
È l'umanità delusa di Gesù che fa breccia nella pagina del Vangelo; però ora, occorre non fraintendere la reazione di Gesù come un giudizio di condanna, quasi una piccola vendetta personale. La reazione di Gesù è la lettura della realtà, è stupore per l'incredulità, è tristezza per la durezza di cuore e la mancanza di desiderio. 
Ma in tutto questo, cosa dobbiamo ricordare? Ebbene a Cafarnao e a Betsaida, in firma della "predicazione" e delle relazioni famigliari, nascono le prime comunità dei discepoli di Gesù. Nascono le Domus Ecclesiale (case chiesa), non tutto è stato vano, perché è da queste comunità che ha origine la Chiesa che Gesù promette e fonda su Pietro. 

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